Il corpo svelato: nudo e ideale atletico nella Villa di Adriano

I quattro reperti che compongono il percorso della mostra “Umano Troppo Umano. L’agone atletico dagli altari alla polvere” nei Mouseia di Villa Adriana sono legati alla rappresentazione ed esaltazione dell’ideale atletico antico sia maschile sia femminile. Come è noto, l’ideale atletico riflette una parte molto importante della concezione culturale del mondo greco classico, dell’ellenismo e della koiné culturale mediterranea antica. La cultura romana ereditò questo bagaglio concettuale declinandolo nel tempo secondo le proprie mutevoli istanze sociali; in particolare, in età adrianea si verificò una vera e propria rivitalizzazione di questi tematismi classici secondo un atteggiamento culturale che permise alla propaganda culturale imperiale di proporre alle masse, e di riflesso a noi posteri, un precipuo messaggio auto-rappresentativo: la equiparazione della figura umana e simbolica dell’imperatore con il mondo eroico e mitico e gli ideali classici greci si risolveva nella esaltazione della sua persona e della sua funzione, e nello stesso tempo delle origini di Roma (reinterpretate in una prospettiva di storia universale ed eterna) e della coesione dell’impero tutto, che poteva così riconoscersi in una eredità culturale comune.

Sulla stessa lunghezza d’onda che portò Adriano a riproporre nella villa di Tivoli luoghi ideali e idealizzati dell’universo culturale classico (il Liceo, il Pritaneo, l’Accademia e il Pecile per Atene, Canopo per l’Egitto, la Valle di Tempe per la Beozia, gli Inferi), anche l’arredo scultoreo della villa venne concepito dall’imperatore secondo una scelta programmatica organica, associando determinati tipi statuari a specifici contesti: questo vale certamente per i modelli maschili che riconducono all’ideale della perfezione anatomica della figura dell’atleta, come l’Atleta mironiano tipo Amelung, rinvenuto nei pressi del Tempio di Afrodite Cnidia, copia di una tradizionalissima tholos dorica, e come il Doriforo di Policleto dall’area delle Piccole Terme, luogo che associava alla cura del corpo l’attività fisica; ma lo stesso concetto è anche alla base della scelta delle copie delle celebri statue di Fidia e Kresilas che rappresentano le Amazzoni, largamente presenti nelle narrazioni mitologiche legate alle sfide agonistiche e guerresche, accostate lungo il bordo della vasca del Canopo a tipi statuari di età classica tra cui Hermes psicopompo (guida delle anime dei trapassati e degli eroi verso il regno dei morti), Teseo (riconoscibile forse nel c.d. Ares), e una lunga serie di statue/ritratto di personaggi eroizzati.