22 Novembre 2023 - 21 Aprile 2024

CAMILIAN DEMETRESCU – DACICA


Palazzo Massimo Largo di Villa Peretti, 2
Roma, Italia
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“Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” 

“La storia, in verità, è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità.”  Cicerone (De Oratore II, 9, 36)

La mostra “Camilian Demetrescu – DACICA”, a cura di Cornelia Bujin, al Museo Nazionale Romano – Palazzo Massimo fino al 21 aprile 2024, si inserisce a pieno titolo nel dialogo del moderno con l’antico nell’importante mostra  “DACIA – L’ultima frontiera della romanità”, allestita dal 21 novembre 2023 al 21 aprile 2024  presso gli spazi espositivi del Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, la più grande e prestigiosa esposizione di reperti archeologici organizzata dalla Romania all’estero negli ultimi decenni, per ripercorrere lo sviluppo storico e culturale del proprio territorio nell’arco di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C.  

L’opera artistica di Camilian Demetrescu, per la sua diretta discendenza e formazione, risente non soltanto filologicamente alla memoria dei luoghi, ma ne è intrinsecamente legata nella dimensione di un tempo che non è solo un tempo lineare e cronologico, ma è “Cosmico” e “Mitico”. Il tempo della memoria diventa, nelle opere artistiche informali degli anni Settanta di Demetrescu, cultura di una memoria antropologica da riscoprire e tramandare. Le sue sculture lavorano nel segno di “un antico tessuto” lasciato da Costantin Brancusi che, nell’interpretare il mondo della tradizione romena, i simboli e il rapporto con la memoria, diventa più articolato e complesso. 

Una mostra sostenuta e voluta dall’ICAS Intergruppo Parlamentare Cultura Arte Sport, dall’Ambasciata di Romania e accolta dal Museo Nazionale Romano, di grande forza simbolica ed empatica, pensata come manifestazione puntiforme nella città, al fine di mostrare in sedi diverse come il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo e delle Terme di Diocleziano e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, l’espressività artistica di questo interprete profondo dell’arte del XX secolo. 

Tredici le opere esposte tutte dedicate ed ispirate al tema della mitologia dacica di cui dieci allestite nelle sale del primo piano di Palazzo Massimo mentre le due Maschere di Zalmoxis dedicate al dio dei Daci, saranno presenti una alle Terme di Diocleziano, in dialogo diretto con la mostra “DACIA – L’ultima frontiera della romanità”, e nella sede permanente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, presso cui è esposta. 

Il tema esplorato e praticato da Demetrescu è la costruzione di “icone-simboli” con la realizzazione di sculture lignee che alludono al dio dei Daci Zalmoxis, come la Maschera di Zalmoxis, Dacica, Dor – che in romeno sta proprio ad indicare “nostalgia di un amore lontano” -. L’uso del legno in queste sculture è voluto: evoca la terra. La tecnica di realizzazione è la stessa utilizzata per la costruzione degli strumenti musicali, che prevede strati sottilissimi di legno incollati uno sull’altro, che danno vita a queste figure mitologiche dalle forme plastiche. 

 Ero pittore, ma in questo clima esuberante mi sganciai dalla tela, lasciando il colore volare su tre dimensioni, su superfici inflesse con una tecnica nuova. Modellavo le forme con fogli sottili di legno, in sagome sinuose che io chiamavo Conchiglie, fermate su un pannello parietale o sospese in aria. Oggetti intermediari tra pittura e scultura che respiravano lo spazio con voluttà, rasserenando le pareti su cui erano esposti.” 

 Le opere scultoree in legno, realizzate in fogli di compensato, tela e lamine d’acciaio modellate nella curvatura delle superfici da Dacica, Doina I e II, Tracica, Haera Lycaion, Lupo Mitologico, Conchiglia Alata, Maschera Zalmoxis, per citarne alcune, rappresentano, testimoniando, quanto la cultura della tradizione mitologica e culturale della Dacia abbia costituito fonte di esplorazione artistica nell’arte moderna. La lettura sincretica di un artista come Camilian Demetrescu, con le proprie radici culturali in un contesto di esilio, rappresenta oggi ancor di più la dimensione di una lettura fortemente legata e radicata con le proprie origini. 

 Il mondo di riferimento di Demetrescu è il mondo della storia mitologica della Dacia, un mondo dove il guerriero più giovane si butta nelle braccia della morte per portare al dio Zamolxis il messaggio di fede. Nelle sue opere scultoree, la monocromaticità non è soltanto una esigenza formale, è la rappresentazione stessa della loro autodeterminazione che definisce uno spazio plastico in cui, la superficie continua è di per sé geometria topologica. Nello spazio terrestre, allora, il passato e il presente si intersecano per diventare altro, mentre in quello mistico assistiamo all’espansione dello spazio spirituale. Dalla Biennale di Venezia del 1970 al Festival di Spoleto, queste opere scultoree, apprezzate e ampiamente descritte da Giulio Carlo Argan, rappresentano oggi la testimonianza febbrile di una ricerca osmotica che Demetrescu stesso definisce così:

sentivo di partecipare ad una specie di yoga della materia che trascendeva la logica delle forme convenzionali. Questa metafisica della scultura mi attirava senza rendermi conto quanto in essa fosse puro gioco formale e quanto autentica spiritualità.”

Come per la mostra Dacia. L’ultima frontiera della Romanità alle Terme di Diocleziano, l’ingresso alla mostra sarà gratuito per i cittadini della Romania e della Repubblica di Moldova.