IV. La seconda vita del discobolo

Il Discobolo Lancellotti è una copia romana in marmo di II secolo d.C. del celebre bronzo di Mirone databile V secolo a.C. che si conserva a Palazzo Massimo e che è stato oggetto di innumerevoli studi. Pochi sanno, però che negli anni Trenta del secolo scorso quest’opera divenne uno dei principali simboli della propaganda nazista. Era il 1936 e in Germania stavano per svolgersi le Olimpiadi di Berlino. Il Comitato olimpico, con il favore di Hitler, aveva commissionato la realizzazione di un film per documentare lo svolgimetno di tutta la manifestazione: si tratta del celeberrimo Olympia di Leni Rifensthal. Devota all’ideologia nazista e affascinata dall’antichità classica, la Rifensthal inserì un suggestivo Prologo ambientato tra le rovine dell’acropoli di Atene. Qui, in un’atmosfera incantata, tra effetti di dissolvenza e sovrapposizioni di immagini, comparivano alcune tra le più note sculture dell’arte classica tra le quali il Discobolo. La potenza delle immagini, realizzate con la tecnologia più avanzata possibile per l’epoca, raggiunge il suo apice nel momento in cui la rigidità marmorea del Discobolo si scioglie trasformandosi nello scultoreo corpo dell’atleta tedesco Erwin Huber. Il film venne presentato nelle sale cinematografiche il 20 aprile 1938, il giorno del compleanno di Hitler e suscitò grande interesse e ammirazione nel pubblico e nello stesso Führer. Il Discobolo, infatti, incarnava esattamente le qualità dell’ideale “ariano” e nel 1937 Adolf Hitler aveva già inviato a Roma una Commissione speciale per l’acquisto di varie opere d’arte. Il Discobolo Lancellotti figurava in cima alla lista. Mussolini fece da intermediario, forzando la mano affinché Hitler ottenesse ciò che più desiderava. A nulla valse la ferma opposizione del Ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Bottai: l’acquisto del Discobolo venne formalizzato il 18 maggio 1938 al prezzo di 16 milioni di lire in contanti, l’equivalente di più di 15 milioni e mezzo di euro. Il 9 giugno dello stesso anno l’opera prese posto nella Glyptothek di Monaco di Baviera: era il dono del Führer al popolo tedesco.

Finita la guerra, fortunatamente, l’opera confluì in uno dei cosiddetti “Collecting Points”, i punti di raccolta di opere d’arte gestiti dall’esercito alleato per organizzare le restituzioni delle migliaia di capolavori sequestrati dai nazisti. Il Discobolo, però, era stato regolarmente acquistato, non sottratto illegalmente e questo creò non pochi problemi nelle trattative. Il “monument man” a capo della delegazione italiana era Rodolfo Siviero; operante nei servizi segreti ed esperto d’arte, abile e determinato, riuscì a far recuperare all’Italia numerose opere d’arte, incluso il Discobolo Lancellotti. Il 16 novembre 1948 il Discobolo ripartì per Roma.