Tra Pompei e Roma. In mostra i marmi colorati del Gianicolo.


2 Dicembre 2020

Il Museo Nazionale Romano è presente alla mostra “Pompei 79 d.C.
Una storia romana”, organizzata dal Parco Archeologico del Colosseo in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, il MANN ed Electa. La mostra aprirà al pubblico non appena sarà possibile tornare a visitare i musei e gli altri luoghi di cultura.

Alla realizzazione della mostra, il Museo Nazionale Romano ha partecipato con importanti prestiti: i ritratti dell’imperatore Augusto e di sua moglie Livia, una serie di raffinate urne in alabastro,  un carico di anfore vinarie e alcuni eccezionali materiali provenienti dal complesso della cosiddetta “Domus del Gianicolo”. Il deposito degli oltre seicento elementi architettonici di marmi colorati e alabastri è stato rinvenuto all’interno di un edificio di età traianea nel corso dei lavori condotti lungo le pendici settentrionali del Gianicolo in occasione del Giubileo del Duemila. Accuratamente immagazzinati, i materiali, databili intorno alla metà del I secolo d.C. , appartenevano a un apparato decorativo di altissimo pregio che impreziosiva un ambiente di rappresentanza posto nelle vicinanze della domus in cui sono stati  rinvenuti. Probabilmente distaccati dalla loro collocazione originaria per essere poi reimpiegati, i materiali rimasero inutilizzati a seguito di un evento catastrofico che li conservò fino a noi. La straordinarietà e lo sfarzo di questi reperti sono stati messi in relazione con la famiglia imperiale, la sola che potesse sostenere lo sforzo economico necessario a tanta ricchezza: pareti interamente rivestite di alabastro, monumentali capitelli in rosso antico arricchiti da decorazioni vegetali policrome a intarsio, lesene in marmi pregiati come il pavonazzetto. Sulle pareti si aprivano inoltre alcune nicchie, inquadrate da raffinati elementi architettonici, al cui interno preziosissime sculture svelavano la loro presenza in un’atmosfera di lusso sfarzoso. Lo sforzo allestitivo della mostra ha inteso proprio ricostruire l’aspetto originario di questo ambiente, restituendo lo sfarzo e la vividezza dell’impatto visivo di questi materiali straordinari, che alcuni studiosi hanno attributo alla decorazione di un padiglione degli Horti di Agrippina, i giardini imperiali appartenuti ad Agrippina Maggiore, moglie di Germanico e madre di Caligola.