II. L’agone classico

Nell’antica Grecia l’agone era una competizione tra più sfidanti che si cimentavano in particolari prove di logica, intelletto, politica, attività fisica, musica. In particolare gli agoni ginnici consistevano in pubbliche manifestazioni sportive dove gli atleti si sfidavano in giochi e gare che consentivano di mettere in risalto le proprie qualità fisiche. Recepita anche a Roma, in età imperiale la pratica agonistica era declinata anche nelle sfide che prendevano posto nel circo con le corse dei carri condotti dagli aurighi. Nelle sale di Palazzo Massimo è possibile ammirare numerose opere ispirate a questo tipo di competizione, particolarmente apprezzata nell’Urbe e che ebbe una forte eco anche nell’espressione artistica dell’epoca. Gli aurighi romani gareggiavano per quattro diverse fazioni, identificate dai colori rosso, verde, blu e bianco delle loro casacche, come mostrano quattro emblemata in mosaico provenienti dalla villa di Baccano sulla via Cassia e il pannello in opus sectile parietale che si conservava nella grande aula della residenza privata del console Giunio Basso sull’Esquilino. Alcuni di loro, particolarmente abili e vincitori di numerose gare, dedicarono il proprio ritratto ad Ercole – eroe al quale l’atleta assimilava se stesso e le proprie imprese – in un sacello posto negli Horti Caesaris lungo la via Portuense. Ma non era solo l’ambito cultuale ad accogliere ritratti di aurighi: questi dovevano essere esposti anche in luoghi pubblici, a commemorazione di gare e vittorie e, verosimilmente, anche sui monumenti funerari di coloro che in vita avevano ottenuto onori e fama, come nel caso del Frammento di rilievo con auriga vincitore.