Storie dell’archivio fotografico

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3 settimane fa

Museo Nazionale Romano
Tra il 1920 e il 1921, Roberto Paribeni si trovò a scavare un complesso termale di Villa Adriana. Tra i numerosi ambienti che si andavano svelando, uno in particolare colpì la sua attenzione, caratterizzato da una singolare planimetria e di bella e ardita foggia di costruzione: si trattava in effetti di unaula ottagonale con una volta ellittica. Larditezza della costruzione, la posizione centrale nel complesso termale, la serie di condotti che permettevano la circolazione di aria calda dal pavimento, dalle pareti e persino alla base della cupola ma anche la mancanza di vasche avevano messo in qualche difficoltà Paribeni finché non gli venne in aiuto il buon Plinio il Giovane che, descrivendo la sua villa, menziona anche un heliocaminus. Nessun altro termine avrebbe più potuto chiaramente definire quello spazio insolito allinterno del quale fu trovata anche, in vari frammenti una copia di una delle tante sculture che dovevano decorare le Terme: la rappresentazione di Afrodite, accovacciata e pronta per il bagno.

#museonazionaleromano #StorieinArchivioMNR

Tra il 1920 e il 1921, Roberto Paribeni si trovò a scavare un complesso termale di Villa Adriana. Tra i numerosi ambienti che si andavano svelando, uno in particolare colpì la sua attenzione, caratterizzato da una "singolare planimetria e di bella e ardita foggia di costruzione": si trattava in effetti di un'aula ottagonale con una volta ellittica. "L'arditezza della costruzione", la posizione centrale nel complesso termale, la serie di condotti che permettevano la circolazione di aria calda dal pavimento, dalle pareti e persino alla base della cupola ma anche la mancanza di vasche avevano messo in qualche difficoltà Paribeni finché non gli venne in aiuto "il buon Plinio il Giovane" che, descrivendo la sua villa, menziona anche un "heliocaminus". Nessun altro termine avrebbe più potuto chiaramente definire quello spazio insolito all'interno del quale fu trovata anche, in vari frammenti una copia di una delle tante sculture che dovevano decorare le Terme: la rappresentazione di Afrodite, accovacciata e pronta per il bagno.

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Per me la più bella immagine statuaria di Afrodite. Anche per ciò che le manca. Ne scrivevo così, fotografandola, qualche anno fa: www.instagram.com/p/BjrjlIogodX/?igsh=MXR6d2FieW92aHZxNA==

Sul finire del 1926, nel terreno della Signora Anna Bianchi in Marini (la Signora teneva molto al suo cognome da sposata e non mancava mai di indicarlo), a breve distanza dal casello ferroviario km 12 della linea Roma – Orte, sulla via Salaria, si svolgevano lavori agricoli. Giuseppe Verduchi, “il solerte custode”, come lo chiamava bonariamente Roberto Paribeni, Direttore del Museo Nazionale Romano, controllava con attenzione le zolle sconvolte dalla motoaratrice; fu proprio lui a notare del materiale interessante. Oltre a frammenti marmorei di decorazione architettonica, Verduchi scorse la presenza di una statua, quasi integra fino all’altezza dei fianchi. Chiamò subito l’assistente di scavo, il cav. Mottini, che ampliato lo scavo, cercò altre parti della statua, rinvenendo soltanto un piccolo pezzo di impugnatura della spada, a testa di grifo, e vari altri frammenti, di statue, di sarcofagi e di iscrizioni che, con la statua di quel cittadino in abito militare non sembravano avere molto a che fare. La statua giunse al Museo quello stesso anno e fu fotografata nel Giardino dei Cinquecento nell’immagine che vi proponiamo oggi.

#storieinarchiviomnr
#museonazionaleromano #StorieinArchivio

Sul finire del 1926, nel terreno della Signora Anna Bianchi in Marini (la Signora teneva molto al suo cognome da sposata e non mancava mai di indicarlo), a breve distanza dal casello ferroviario km 12 della linea Roma – Orte, sulla via Salaria, si svolgevano lavori agricoli. Giuseppe Verduchi, “il solerte custode”, come lo chiamava bonariamente Roberto Paribeni, Direttore del Museo Nazionale Romano, controllava con attenzione le zolle sconvolte dalla motoaratrice; fu proprio lui a notare del materiale interessante. Oltre a frammenti marmorei di decorazione architettonica, Verduchi scorse la presenza di una statua, quasi integra fino all’altezza dei fianchi. Chiamò subito l’assistente di scavo, il cav. Mottini, che ampliato lo scavo, cercò altre parti della statua, rinvenendo soltanto un piccolo pezzo di impugnatura della spada, a testa di grifo, e vari altri frammenti, di statue, di sarcofagi e di iscrizioni che, con la statua di quel cittadino in abito militare non sembravano avere molto a che fare. La statua giunse al Museo quello stesso anno e fu fotografata nel Giardino dei Cinquecento nell’immagine che vi proponiamo oggi.

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Si è capito chi dovesse rappresentare?

Che emozione

Ma non è esposta

Poi nell'arco di decine di anni ,su sono mai fatti altri scavi sul posti?

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