III. La sconfitta dell’atleta / L’umanità dell’eroe

Tra le opere esposte a Palazzo Massimo una delle più note è la statua bronzea del Pugilatore seduto un originale greco che la maggior parte degli studiosi attribuisce all’epoca tardo ellenistica della prima metà del I secolo a.C. Già Pausania (VI, 18, 7) racconta che le più antiche statue erette per onorare atleti vincitori furono dedicate a Olimpia in occasione della 59° e 61° olimpiade e, tra queste, una rappresentava un pugile. Il bronzo di Palazzo Massimo, in realtà, non mostra un atleta vittorioso nel momento della gloria, piuttosto un lottatore stanco che riposa dopo aver, probabilmente, vinto una gara. Il realismo esasperato che mette in evidenza i segni delle ferite e le tumefazioni insieme alla minuzia descrittiva nella resa dei guantoni ha portato ad ipotizzare che si trattasse del ritratto di Poulydamas, atleta tessalo di grande forza, la cui statua esposta a Olimpia era oggetto di venerazione popolare. Tuttavia il volto non sembrerebbe riprodurre fedelmente un ritratto, quanto un personaggio ideale, a voler sottendere proprio la fatica dell’agone che ha portato il pugile ad uscirne vittorioso nonostante le ferite, sopportando i colpi ricevuti. L’opera fu portata a Roma in età imperiale e venne ritrovata nel 1885 alle pendici del Quirinale, negli scavi che avevano messo in luce i resti delle Terme di Costantino dove forse era esposta nel ginnasio, in considerazione della sua funzione originaria. Differente era il luogo di esposizione del Ritratto di Atleta tipo Erbach-Magdeburg che si conserva nella galleria III del piano terreno di Palazzo Massimo che è stata facilmente identificata con una copia romana (ca. 100 d.C.) di un originale greco di età lisippea che, verosimilmente, raffigurava un pugile. In questo caso il volto di marmo mostra dettagli che riconducono ancora una volta al pugilato, come l’ossatura cranio-facciale appiattita e la tumefazione dei padiglioni auricolari. Il volto del pugile non era pertinente ad una statua, ma, anche in considerazione del luogo di rinvenimento – una villa imperiale attribuita a Marco Aurelio e Lucio Vero nel territorio di Genazzano (RM) – doveva far parte di una galleria di ritratti di personaggi greci illustri.