Il Palazzo

Costruito nel XV secolo per volontà di Girolamo Riario, nipote del papa Sisto IV, il palazzo inglobò una serie di edifici preesistenti di epoca medievale, di cui restano visibili nella sala d’angolo al piano terra le fondazioni di una torre risalente al XII secolo. Alla fase tardo-quattrocentesca appartengono gli affreschi della sala in cui è esposto l’Ares Ludovisi che conserva ampi tratti di un colonnato illusivo dipinto, con gli arazzi e la piattaia, la credenza che mostra i doni di nozze di Girolamo Riario e Caterina Sforza. Nel 1511 divenne proprietario del palazzo il cardinale di Volterra Francesco Soderini, che affidò i lavori di ampliamento prima ad Antonio da Sangallo il Vecchio e poi a Baldassarre Peruzzi, ai quali si deve la prima impostazione del cortile attorno al quale si articola l’edificio. Divenuto nel 1523 sede diplomatica, nel 1568 il palazzo fu acquistato dal cardinale di origine austriaca Marco Sittico Altemps, nipote del papa Pio IV. In questa fase fu sostanzialmente completata la costruzione del complesso, ampliato grazie all’apporto di diversi architetti tra cui Martino Longhi il Vecchio e suo figlio Onorio, e furono inoltre realizzati diversi cicli pittorici. Tra gli elementi più caratteristici e rappresentativi del periodo altempsiano si segnalano l’altana panoramica, la loggia dipinta, le pitture ancora visibili nelle sale del piano nobile,il salone grande col camino, la chiesa di Sant’Aniceto con la sagrestia e la cappella di San Carlo Borromeo.

Il Cortile

Articolato su tre ordini, il cortile accoglie tra le arcate del lato settentrionale quattro statue romane della collezione Altemps e conserva sul lato orientale una splendida fontana-ninfeo. Prendendo lo spunto dalle notizie d’archivio sulla copertura del cortile in caso di pioggia in occasione delle feste date nel palazzo nel corso del Settecento, quando era sede dell’ambasciatore di Francia a Roma Melchior de Polignac, il cortile è stato protetto da un “velario”, un telo facilmente smontabile che ha diverse funzioni: allontanare dalle sculture e dalle facciate lo sgrondo dell’acqua piovana, riflettere e diffondere l’illuminazione artificiale notturna e perfino suggerire un riferimento al velario del Colosseo, il tendaggio mobile a protezione degli spettatori.

Il piano nobile

Le sale del primo piano conservano molte delle decorazioni ad affresco originarie. Le pitture della sala con le prospettive dipinte sono realizzate secondo uno schema decorativo tipico del XVI secolo con paesaggi illusori, scene di caccia e rovine archeologiche, inquadrate in uno spazio architettonico scandito da colonne alle quali si alternano finte finestre ed arazzi. Se nella sala dell’Ares Ludovisi spicca l’affresco tardo-quattrocentesco con la piattaia, nelle sale successive sono visibili splendidi esempi di “grottesche” cinquecentesche, fino a giungere nella loggia dipinta, concepita come una galleria antiquaria e decorata come un giardino segreto delle scoperte geografiche.

La chiesa di Sant’Aniceto

La chiesa di Sant’Aniceto fu costruita nel XVII secolo da Giovanni Angelo Altemps, nipote del cardinale Marco Sittico. Dedicata ad Aniceto, uno dei primi papi, fu costruita per accogliere le spoglie del santo che, per la prima volta nella storia della Chiesa di Roma, furono concesse per essere collocate in un contesto privato.

L’altana

L’altana di Palazzo Altemps è il più antico esempio di questo genere di torre belvedere, che – come un’insegna – ostenta la ricchezza degli interni già dall’esterno dell’edificio. Realizzata da Martino Longhi il Vecchio e completata da suo figlio Onorio, è sormontata dallo stemma di Roberto Altemps, figlio del cardinale committente: lo stambecco degli Altemps saliente la rosa Orsini che richiama il matrimonio tra Roberto e Cornelia.

Il teatro

Utilizzato fin dal XVI secolo, il teatro fu restaurato su disegno dell’architetto Francesco Vespignani a cui si deve la struttura attualmente visibile. La dedica a Goldoni potrebbe risalire al 1758, anno del soggiorno romano del commediografo veneziano, oppure derivare dalla frequente rappresentazione delle sue opere nel teatro. Agli inizi del Novecento è stato uno dei primi cinematografi di Roma per poi riconvertirsi a teatro e, infine, a piano bar fino ai primi anni ’80 del secolo scorso.